Artrosi all’anca: colpisce solo gli anziani?

L’artrosi è una delle malattie più antiche e più frequenti che ci siano. Questa, chiamata anche osteoartrosi, è una malattia cronica che colpisce le articolazioni: nella fattispecie, a causa di tale malattia, si generano delle vere e proprie lesioni della cartilagine articolare. Difatti colpisce essenzialmente i vertebrati, per ovvie ragioni, e negli esseri umani di solito sopra i 40-45 anni di età. Ancora oggi si cerca di risalire alla causa effettiva che porta a questa fastidiosa malattia, difatti dipende da varie ragioni. 

Tra i fattori di rischio per l’artrosi c’è in primis l’età, ma anche il peso e determinati traumi possono essere incisivi in tal senso. Ovviamente, anche i fattori genetici sono da tenere in considerazione.

> Migliori integratori per problemi alle articolazioni, la selezione di Amazon

Di solito, la localizzazione della malattia dipende da vari fattori ed è particolarmente legata all’età e all’attività fisica del soggetto. Solitamente, sopra i cinquant’anni circa le mani sono quelle più soggette a tali problematiche, insieme a ginocchia e colonna vertebrale. La cartilagine articolare, in caso di artrosi, può ulcerarsi o lesionarsi e ossificarsi, formando degli osteofiti. 

Tra i sintomi principali che il paziente affetto da artrosi riscontra c’è senza dubbio il forte dolore alle articolazioni. Questo può verificarsi sia a riposo, sia dopo uno sforzo.

Nei casi più gravi, progressivamente, il paziente riesce sempre meno ad utilizzare una determinata articolazione: molto evidente è l’aumento di dimensioni dell’articolazione stessa. Quello che consigliamo e che ci teniamo a dire ai nostri lettori è di non sottovalutare i sintomi, ma di rivolgersi ad uno specialista nel caso in cui il dolore si ripresenti costantemente.

Come detto, l’artrosi è una malattia molto molto frequente e raramente colpisce l’anca. Quando questo succede, però, i problemi possono essere molto seri. L’artrosi all’anca porta a lungo andare ad una degenerazione della cartilagine relativamente all’articolazione definita coxo-femorale, ovvero la cavità dell’anca che difatti ospita la testa del femore. 

Proprio il termine latino coxa indica l’anca. Questa parte del corpo è soggetta a sforzi non indifferenti lungo tutta l’esistenza umana: è l’articolazione del corpo che sostiene il peso maggiore, fondamentalmente è coinvolta in praticamente tutti i movimenti del corpo umano.

Ma com’è strutturata da un punto di vista osseo l’anca? Come detto, si parla di una cavità, acetabolare, che ospita la testa del femore: questa è quasi completamente circondata dal cercine, o labbro acetabolare (difatti svolte una funzione simile al menisco per il ginocchio). Molti sono i nervi presenti.

La testa del femore, nella cavità sopracitata, può muoversi roteando in quasi tutte le direzioni. E’ proprio la cartilagine che rende questo movimento agevole, “liscio” e ovviamente indolore: questa assorbe gli urti dell’articolazione e permette uno scorrimento delle ossa perfetto. 

Ed è proprio sulla cartilagine che agisce negativamente l’artrosi dell’anca. Questo processo degenerativo, di cui parlavamo sopra, può avere non solo tante cause ma anche comportare differenti difficoltà di movimento. Alla lunga e nei casi più gravi si può arrivare a conseguenze invalidanti per il paziente. L’incidenza dell’artrosi all’anca aumenta sicuramente in maniera rilevante con l’età: si parla del 10% oltre i 65 anni.

Artrosi all’anca tra i giovani

 Insomma, l’artrosi all’anca è considerata una malattia a cui sono soggette le persone anziane. Questo si pensava fino a qualche tempo fa: infatti, alcuni studi recenti, hanno dimostrato che la malattia si palesa anche tra i giovani.

In realtà, la sua presenza tra i giovani era già stata documentata in passato, in particolar modo relativamente a tre cause principali: la malattia di Perthes; la displasia dell’anca nel bambino e l’osteonecrosi ischemica. Da segnalare anche la presenza di artrosi all’anca nei giovani causata da traumi, da tumori o da un conflitto femoro-acetabolare dovuto a movimenti continuati (legati ad esempio allo sport).

Anche tra i più giovani i sintomi sono il forte dolore localizzato in questo caso all’inguine e spesso anche al ginocchio, oltre che ovviamente all’anca stessa. Alle volte può manifestarsi dopo sforzo, in altri casi anche a riposo. Non c’è un vero e proprio modo di prevenire l’artrosi all’anca neanche tra i giovani, fatto sta che è importante tenere sott’occhio il peso e la postura. Anche omega 3 e minerali possono aiutare le articolazioni in generale.

In generale, comunque, andrebbero prescritte delle analisi precise per essere certi che si tratti di artrosi all’anca, come analisi del sangue, risonanza magnetica e un esame specifico delle articolazioni

Leggi anche l’articolo sui Rimedi naturali contro i dolori articolari

Trattamenti specifici per artrosi alle anche

Nei casi meno avanzati si procede con antinfiammatori e fisioterapia. Alle volte possono essere necessarie delle stampelle. C’è poi una tecnica che viene utilizzata nei casi più avanzati o in caso di degenerazione anche moderata della cartilagine, che è quella del trattamento chirurgico conservativo. In realtà, l’intervento di artroprotesi dell’anca è divenuto molto comune al giorno d’oggi, tanto da avere una percentuale di successo molto alta: vengono impiantate in Italia ogni anno circa centomila protesi all’anca. Questa si presenta come una riproduzione della testa del femore, solitamente in metallo o ceramica, che si fissa proprio all’acetabolo. 

A tale proposito abbiamo voluto chiedere un consiglio al dottor Michele Massaro, esperto di chirurgia protesica mini invasiva, con particolare riferimento alle protesi dell’anca e del ginocchio. Un medico che ha fatto del suo lavoro non solo una professione, ma una sorta di mission: Massaro, infatti, si ispira ai concetti del Tissue Sparing Surgery, un differente tipo di approccio verso il paziente che spinge verso una quanta minor invasività dell’intervento. Questo perché? Per ridurre in primis il trauma chirurgico e, oltretutto, cercare di rendere anche la ripresa post-operatoria più veloce ed efficace. 

Quest’approccio mini invasivo fa sì che vi siano meno resezioni, ovvero asportazioni, sia muscolari che ossee possibili. Tecniche innovative che portano benefici anche da un punto di vista psicologico nei confronti del paziente: la ripresa è più rapida, l’intervento è meno disagevole per una persona.

Questo vale sia per gli interventi all’anca che per quelli al ginocchio: il dott Massaro riesce ad applicare una protesi all’anca più piccola di quelle tradizionali. Grazie alla sua professionalità, molti pazienti operati riescono a tornare autonomamente a casa anche dopo tre-quattro giorni dall’operazione. Una cosa fino a qualche anno fa davvero impensabile.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Le ultime novità

->> ARTICOLI SULLO STESSO ARGOMENTO